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Oltre la notte, 40 anni senza Peppino Impastato

Una serata per commemorare e riscoprire la lotta di un eroe moderno

Giovedì 10 maggio, ore 21:30

Auditorium “Le Fornaci”, Terranuova B.ni

Chi era Peppino Impastato?

Giuseppe Impastato è stato un giornalista e attivista italiano, nato  e vissuto a Cinisi (provincia di Palermo), che ha dedicato la sua vita all’impegno politico e alla lotta a Cosa Nostra .

Animato fin da giovanissimo da questa sua passione, Peppino intraprende una lunga serie di progetti culturalmente e politicamente impegnati e fonda nel 1965 il giornale “L’idea socialista“,  nel 1976 il Circolo “Musica e Cultura” e nel 1977  “Radio Aut“, radio libera autofinanziata, attraverso la quale, soprattutto con il programma “Onda pazza a Mafiopoli” denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini.

Una scena del film I cento passi di Marco Tullio Giordana (2000).

A seguito di molteplici denunce portate avanti e in concomitanza delle elezioni comunali Peppino viene assassinato il 9 maggio 1978.

Dopo varie ed estenuanti vicissitudini giudiziarie si è dovuto aspettare il verdetto della Corte di Assise del 2001 e del 2002 per arrivare alla chiusura del processo con la condanna dei due colpevoli.

Come parleremo della sua storia?

A distanza di 40 anni fortunatamente la storia di Peppino non è stata dimenticata e i due registi Antonella Barbera e Fabio Leone gli hanno dedicato il cortometraggio “Che altri occhi ti guardino”, interpretato dagli studenti dell’ I.I.S Abramo Lincoln di Enna.

La serata inizierà con la proiezione del film e continuerà con letture delle poesie “Un c’è cchiù nienti” dell’attore Gaspare Cucinella e “Peppino ti ricordi quando” di Guido.

Si concluderà infine con la lettura di un toccante monologo tratto dalle registrazioni di Radio Aut.

L’evento è organizzato in collaborazione con l’associazione Libera contro le mafie che interverrà con la sua testimonianza ed esperienza.

L’ingresso alla serata è gratuito con donazione libera e tutto l’incasso sarà devoluto all’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato.

Perchè parlare di Peppino Impastato dopo tanto tempo?

(di Nicola Mugnai, Associazione Libera contro le mafie)

Peppino Impastato è una delle oltre novecento vittime di mafia che ogni anno, nella Giornata della Memoria del 21 marzo, vengono ricordate tutte allo stesso modo, con la stessa importanza e dignità. Peppino ha dimostrato durante tutta la sua esistenza, che cambiare si può e modificare il proprio status di appartenenza non solo è possibile, ma necessario, quando nella Sicilia degli anni 50 e poi 60 il solo modo di identificarsi era quello con i boss, con i sicari che ammazzavano la gente innocente, demolivano gli abitanti che si opponevano e si rifiutavano di appartenere al solo modo di pensiero che era ed è intollerante, oscuro e criminale.

Peppino, per tutta la sua vita, ha rappresentato questo cambiamento possibile, in una Cinisi che ancora oggi, a distanza di 40 anni dalla sua scomparsa, fa fatica a riconoscere la statura di questo giovane impegnato, felice e convinto dei propri mezzi insieme a pochi altri giovani antifascisti, che negli anni 70 decisero che la mafia era solo “una montagna di merda“.

Parlare, ricordare e testimoniare Peppino, è rendere doveroso omaggio a sua madre, che con i suoi silenzi, la sua tenacia, la sua sofferenza e il suo dolore fu sempre dalla parte del figlio, fu sempre al fianco della sua lotta, fino alla fine.

Peppino per tutta la vita provò ad aprire porte verso la legalità e il riconoscimento delle persone che la volevano, insieme alla giustizia e all’uguaglianza sociale.

Aprì le porte a nuove esperienze nella Sicilia della coppola e della lupara: le prime esperienze di collettivi giovanili, una nuova politica, nuove idee e nuove radio libere per finalmente poter denunciare quel “sistema mafioso” che quotidianamente violentava non solo le persone ma anche un territorio che tanto Peppino amava; un territorio che proprio in quegli anni, vedeva in modo imponente la speculazione edilizia negli affari della Cupola, un territorio che velocemente andava cambiando senza nessun criterio logico se non quello degli affari, strappando una volta per tutte la terra alle persone che da troppo tempo aspettavano quello che gli apparteneva.

Peppino aprì tutte queste porte, con coraggio e dedizione insieme ai suoi compagni al contrario della Mafia che ancora oggi le porte dietro di sè le chiude e non guarda in faccia nessuno.

La madre di Peppino, quelle porte, dopo la morte del figlio, quaranta anni fa, capì esattamente che doveva continuare a tenerle aperte e non solo per la memoria del figlio; poteva, e ne avrebbe avuto tutto il diritto, chiudersi nel suo dolore, nel suo lutto, insieme al fratello Giovanni; fece l’esatto contrario per dimostrare che la famiglia Impastato non doveva vergognarsi di niente e andare a testa alta nei confronti degli assassini e carnefici di Peppino.

Per tutta la sua vita, la mamma di Peppino e Giovanni ha tenuto le porte della sua casa aperte a chiunque volesse entrare e capire che combattere, resistere e lottare è l’unico modo per sconfiggere la Mafia.

Quella casa a Cinisi, la casa della famiglia Impastato è ancora lì, aperta a tutti, aperta a chiunque voglia entrare e conoscere Giovanni, il fratello di Peppino, che vi accoglierà come fa oramai da molti anni, quella casa che è sempre a 100 passi dalla casa di Tano Badalamenti, il boss dell’epoca, la casa del boss che, rimasta chiusa per molti anni, oggi è riaperta per progetti di legalità e di comunità.

Si può cadere, questo è umano, ma non si può rimanere per troppo tempo a terra senza far niente, arrendendosi. Questo messaggio non è solo la memoria, è il presente, è ora, perché le mafie ancora oggi sono più potenti che mai, infiltrate, depistate, appoggiate dai poteri forti che fanno affari in ogni parte del mondo.

Peppino da Cinisi ha iniziato questo percorso e si aspetta che tutti noi possiamo continuare l’impegno nel riconoscere e denunciare gli aspetti mafiosi della nostra società.

 

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