AGAMENNONE

AGAMENNONE
ADATTAMENTO E REGIA Lorella Serni
AIUTO REGIA Donatella Marranini
COSTUMI Marilù Sasso
DISEGNO LUCI Alessandro Marziali
MUSICHE Valentino Coppi

Interpreti

Pietro Barbieri Carlo Cesarano
Iacopo Cigolini Giovanni Ippolito Di Costanzo
Francesco Esposito Lorenza Guerrini
Francesca Ingold Manila la Giglia
 Margherita Mugnai Caterina Nepi
Beatrice Pinciaroli Francesco Rossinelli
Valentina Sacchetti Enoid Shoraj
Susanna Stagnati

Lo spettacolo

L’Agamennone forma, insieme alle Coefore e alle Eumenidi, la trilogia dell’Orestea di Eschilo.

In questa prima parte si raccontano l’attesa per la fine della guerra di Troia, i motivi che l’hanno scatenata, le sue conseguenze, il sacrificio di Ifigenia per mano del padre Agamennone, il suo ritorno in patria, ad Argo, e l’assassinio di lui e della sua schiava Cassandra ad opera della moglie Clitennestra, istigata dall’amante Egisto.

È un dramma sull’angoscia e sull’oppressione, dove covano nascosti rancori e sospirate vendette, con emozioni e sentimenti contrastanti. In ogni personaggio si scopre un rovello interiore che presuppone il dovere di una scelta. Si manifesta poi l’esigenza di una riflessione anche collettiva, l’impegno a resistere e a tentare di cambiare una situazione imposta dall’esterno.

Per questo abbiamo scelto che il motore dell’azione sia il Coro, un coro di parlanti indistinti e senza volto, da cui nascono le diverse individualità. Tuttavia ogni personaggio che scaturisce dal coro, richiamato dalle parole o descritto dall’autore stesso, o frutto di improvvisazione degli attori, manifesta l’intento di prevaricare gli altri, di imporre qualcosa per interesse o vittoria personale, chi tenta di fare qualcosa per gli altri è destinato a soccombere.

Tutti sono comunque personaggi vicini a noi, riconosciamo in ognuno figure riconducibili alla realtà contemporanea, eroi televisivi, politici,opinionisti, vittime e carnefici; anche quando alla fine si tenta una presa di coscienza critica e consapevole, si è destinati a soccombere perché un POTERE ancora più assoluto ed implacabile soffoca ogni tentativo di resistenza.

Da qui il sottotitolo L’anarchia del Potere perché questo testo classico esprime una allusività politica e la scelta della traduzione di Pasolini supera il vincolo filologico e rende quest’opera moderna ed antropologica per mezzo di un linguaggio chiaro e comprensibile anche ad un pubblico contemporaneo.

E quindi, per raccontare la nostra realtà presente, tragica come quella dell’antichità e che in questa si specchia metaforicamente, usiamo inserti estratti dall’opera di Pasolini -Petrolio- ottenendo uniformità di stile sia come linguaggio sia come contenuto concettuale.

Come piccola provocazione, poi, rispetto alla semplificazione dei processi e dei linguaggi dei media televisivi, rapidi, semplici e veloci, tesi a disimpegnare il più possibile,si attua la scelta di richiedere allo spettatore un lavoro: cioè lo stesso sforzo interpretativo a cui si sono sottoposti chi mette in scena, chi recita, chi sceglie musiche costumi luci, tutti i soggetti che, con sforzo comune, hanno realizzato questo spettacolo.

Anarchia del Potere: il Potere dei soldi, della volgarità, della superstizione, della politica, del sesso…

Il Potere che abbiamo è fare qualcosa per cambiare.